Scrivere non è più quello che era.
Nel suo saggio Distant Writing: Literary Production in the Age of Artificial Intelligence, il filosofo Luciano Floridi ci invita a ripensare radicalmente cosa significhi oggi scrivere, creare, essere autori. E lo fa proponendo un concetto di sorprendente forza concettuale e operativa: la scrittura a distanza (distant writing).
In questo nuovo paradigma, l’autore non è più colui che digita ogni parola sulla tastiera. È piuttosto un progettista narrativo, un curatore di possibilità che guida l’intelligenza artificiale nel generare testi coerenti, creativi e strutturalmente raffinati. Scrivere con l’IA non è, dunque, “barare” o delegare: è disegnare l’impalcatura narrativa, stabilire vincoli stilistici e tematici, orchestrare le condizioni che porteranno alla nascita del testo.
Floridi paragona questa figura al maestro d’arte rinascimentale: colui che concepisce l’opera, dirige l’esecuzione e ne garantisce l’unità, pur senza realizzare personalmente ogni pennellata. La scrittura a distanza, in questo senso, non sostituisce l’autorialità, ma la eleva a una nuova dimensione progettuale.
Un nuovo modo di creare
Nel distant writing, l’autore non parte più da una pagina bianca, ma da una serie di prompt: istruzioni, parametri, requisiti.
La generazione testuale avviene attraverso modelli linguistici avanzati (LLM) come GPT o Claude, ma la qualità del testo prodotto dipende interamente dalla visione e precisione del progettista. È un processo iterativo, fatto di raffinamenti successivi, revisioni guidate, validazioni semantiche.
Questo approccio rivoluziona l’idea stessa di narrazione. La letteratura smette di essere lineare e si trasforma in uno spazio modale aperto, dove ogni storia è solo una delle infinite configurazioni possibili. La scrittura a distanza permette di esplorare:
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scenari alternativi (e se Elizabeth Bennet avesse sposato Mr. Collins?),
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universi narrativi paralleli,
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connessioni tra personaggi minori di opere diverse.
Nuovi generi, nuovi ruoli, nuove domande
Nascono così nuovi generi letterari: la multiverse literature, la narrativa a rete, la letteratura conversazionale. Il concetto stesso di stile si reinventa: ogni IA ha un proprio dataprint, una “firma stilistica” riconoscibile, distinta e analizzabile.
Cambiano anche i ruoli nella filiera editoriale.
L’editore diventa un produttore narrativo.
Il lettore assume un ruolo più attivo e partecipativo.
Il critico deve inventare nuovi strumenti per analizzare testi generati da una collaborazione umano–macchina.
E cambiano, inevitabilmente, anche le questioni etiche:
- Chi è l’autore di un testo scritto da un’IA guidata da un umano?
- A chi appartiene quella scrittura?
- Cosa significa “originale” in un mondo in cui tutto è remixabile?
Floridi affronta con lucidità questi interrogativi, offrendo una visione che non rifiuta la tecnologia, ma invita a governarla con progettualità e consapevolezza etica.
Una rivoluzione culturale
Quella della scrittura a distanza è, secondo Floridi, una rivoluzione filosofica.
Dopo Copernico, Darwin e Freud, che hanno decentrato l’uomo nell’universo, nella natura e nella propria psiche, arriva Turing, che sposta l’essere umano dal centro della produzione di senso.
“Non siamo più i soli a scrivere testi significativi. Ma siamo ancora i soli a poterne essere responsabili.”
In un’epoca in cui la scrittura può essere automatizzata, il valore umano risiede nella visione, nella capacità di orientare, nell’etica del design narrativo.
Non è la fine della scrittura. È un nuovo inizio.
Un’opportunità straordinaria per ripensare cosa vuol dire creare, comunicare, raccontare.
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